in collaborazione con Comune di Milano e Consolato Generale di Australia
Programma
Esposizione di dipinti, incisioni e oggetti
Concerto di didgeridoo
con Ilario Vannucchi e Cristian Pannega
Poesie e racconto aborigeni
Letti da Ilaria Burratti e Paolo Romano
Proiezione di documentari sullarte australiana
aborigena realizzati da Riccardo Barletta.
Alice Namptjimpa
Una serata interamente dedicata alla autentica cultura
aborigena intesa in tutte le sue manifestazioni artistiche, dalla pittura
alla poesia e alla musica.
Nelle sale della Galleria saranno esposti dipinti e incisioni realizzati
dai maggiori artisti aborigeni contemporanei accanto ad oggetti artigianali
creati da diverse popolazioni aborigene: tali oggetti risultano particolarmente
preziosi in quanto non sono stati prodotti per la vendita ai bianchi, ma
sono stati realmente utilizzati in epoche diverse per la caccia, i combattimenti
o la ricerca del cibo.
I visitatori potranno anche ammirare e ascoltare alcuni straordinari didgeridoo
originali: nel corso della serata questi strumenti libereranno le loro
voci in un concerto-esibizione del jazzista Ilario Vannucchi, uno tra i
maggiori interpreti occidentali del didgeridoo. Con il suo suggestivo accompagnamento,
un attore leggerà poesie e testi attinenti la cultura aborigena,
alcuni dei quali inediti nel nostro paese. Inoltre, durante levento, sarà
proiettato a più riprese un documentario sullarte aborigena realizzato
da Riccardo Barletta.
Long Jack Phillipus Tjakamarra
Introduzione alla pittura aborigena Quando i primi esploratori europei in Australia videro l'ornitorinco,
strano essere che sfuggiva alle loro classificazioni, credettero che si
trattasse di una sorta di castoro al quale qualche buontempone aveva attaccato
un becco. Prima di riconoscere la sua radicale alterità rispetto
agli animali noti e di rivedere l'intera classificazione dei viventi per
decenni gli scienziati si sforzarono di dimostrare che si trattava di una
variante deforme di qualche specie già documentata.
Come il buffo ornitorinco e come tante altre realtà naturalistiche
ed etnografiche tipiche dellAustralia, anche la pittura aborigena mette
in crisi la forma mentis occidentale. Per comprenderla, occorre accettare
la sua diversità e avere lumiltà di dimenticare le categorie
mentali cui si è abituati. La pittura aborigena, infatti, richiede
allosservatore occidentale un profondo cambiamento di prospettive, tanto
in senso metaforico quanto in senso fisico. Basti pensare al fatto che
gran parte dei quadri non ha un alto e un basso, né è concepita
per essere osservata frontalmente; evoluzione dei dipinti su sabbia, queste
opere sono realizzate al suolo e andrebbero viste da ogni lato, posate
a terra e camminando loro attorno. Altri dipinti, che riproducono le decorazioni
tradizionali realizzate sui corpi in occasioni di riti e feste, dovrebbero
invece essere osservati in movimento, quasi danzando, come danzano e si
muovono gli aborigeni che portano le stesse forme disegnate sulla pelle.
Ovviamente non solo le coordinate fisiche della fruizione, ma anche quelle
mentali della comprensione richiedono un adattamento alle specificità
delle opere aborigene.
La pittura aborigena è insieme una pratica rituale e una forma di
scrittura e di narrazione, inserita in una cultura che da 40.000 anni non
distingue la storia dalle leggende, la medicina dalla magia, la topografia
dalla geografia mitica, laspetto esterno dei corpi dallanatomia degli organi
interni. Quelle che per gli occidentali sono diverse forme del sapere,
spesso tra loro in contrasto, per gli aborigeni costituiscono ununica realtà
armonica. Solo avendo coscienza delle caratteristiche della antica cultura
australiana si possono comprendere i dipinti che raffigurano animali visti
ai raggi X, vivi ma con lo scheletro e gli organi interni visibili e ben
definiti; o si può comprendere perché gli aborigeni presentino
come mappe quadri che, secondo la nostra mentalità, non assomigliano
a nessun luogo: le loro mappe, infatti, raffigurano simultaneamente la
funzione che i diversi posti rivestono nella vita e negli spostamenti delle
popolazioni, la storia dei luoghi, le leggende che vi sono ambientate e
perfino le forze divine che li hanno creati. In questa visione del mondo
fluida e unitaria, espressa con la leggerezza di colori ipnotici e di forme
tanto semplici da risultare archetipiche, risiede il fascino dellarte aborigena;
da qui si origina lattrazione misteriosa che essa esercita sulla parte
più antica della nostra anima.
Roberto Mottadelli |
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Gillo Dorfles e Alberto Bolzani a MiArt 2006
La Galleria Bolzani
e l' Arte Aborigena Australiana
Nel 1994 Gabrielle Pizzi espose la sua collezione di pittura e scultura
presso lo Spazio Krizia: fu la prima mostra di arte aborigena australiana
tenutasi in Italia. La straordinaria qualità delle opere, esaltate
anche dalla prestigiosa presentazione di Emilio Tadini, suscitò
lammirata attenzione di critici e artisti; più fredde rimasero le
gallerie, forse intimorite dalle peculiarità di unarte ancora pressoché
sconosciuta in Italia, per giunta radicalmente diversa dallintera produzione
occidentale. Fece eccezione la sola Galleria Bolzani: infatti, mostrando
lungimiranza e autentica passione per la conoscenza, Alberto Bolzani cominciò
a studiare larte aborigena e ad esplorarne il nascente mercato con la collaborazione
di Graziella Englaro, instaurando anche un solido rapporto di fiducia con
il Consolato Generale Australiano. La Galleria Bolzani fu così la
prima galleria italiana privata a dedicarsi allarte aborigena: nel 1998
ebbe lonore di ospitare una sezione della grande mostra Gli aborigeni australiani
Una storia di 40.000 anni, la cui sede principale fu il Castello Sforzesco.
Da allora la Galleria non si è limitata a vendere opere originali
eseguite in Australia da artisti aborigeni, ma si è anche impegnata
per la valorizzazione e la divulgazione della cultura degli antichi popoli
australiani: ogni anno Bolzani allestisce almeno una mostra di pittura
e organizza eventi, concerti, letture e proiezioni di documentari dedicati
alla cultura e allarte aborigena, ponendosi come punto di riferimento per
appassionati e studiosi di tutta Italia.
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L'incisione aborigena contemporanea
Questanno la Galleria Bolzani, prima in Italia, espone una selezione di
autentiche incisioni aborigene provenienti dallAustralia. Si tratta di
opere realizzate da alcuni dei maggiori artisti dei Territori del Nord
con lassistenza tecnica della Charles Darwin University di Darwin, la quale,
oltre a garantire la qualità delle carte e degli inchiostri utilizzati,
studia e conserva le matrici originali dei lavori. Le incisioni, firmate
e numerate, presentano i tradizionali soggetti della pittura aborigena:
animali, mappe, sogni e disegni decorativi che riproducono quelli tracciati
sui corpi in occasione di riti e feste.
Le opere presentate sono di eccezionale interesse, non solo in virtù
del loro evidente valore estetico e del livello qualitativo degli autori,
ma anche perché testimoniano in modo concreto la possibilità
di un incontro finalmente equilibrato e fecondo tra la cultura occidentale
e quella aborigena. In queste opere, infatti, la tecnica europea dellincisione
mostra di conciliarsi armonicamente con la tradizione degli antichi popoli
australiani, i quali da migliaia di anni usano incidere il legno e la pietra.
La serigrafia, la linoleografia e soprattutto lacquaforte (con la quale
questi artisti sono entrati in contatto negli anni Novanta) permettono
agli aborigeni di stampare su carta, senza perdere la precisione dei dettagli
e loriginaria efficacia espressiva, le stesse forme che usualmente sono
raffigurate sulle pareti di roccia e sulle cortecce.
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